Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della “Nota metodologica” avvenuta il 31 Marzo 2010, i dentisti italiani hanno il loro nuovo “studio di settore”, con il quale dovranno confrontarsi quest’anno al momento della dichiarazione dei redditi del 2009. Da adesso in poi, chi vuole condurre attivamente la sua fiscalità già per l’anno in corso, potrà sapere subito quanto dovrà dichiarare l’anno prossimo per essere “congruo”, e magari scoprire come risparmiare un po’ di tasse.
Come dovrebbe essere ben noto, con il calcolo dello “studio di settore” il Fisco associa ad ogni singolo contribuente un certo volume di incasso annuale potenziale, aspettandosi poi che quanto viene realmente dichiarato, cioè il totale delle parcelle emesse, sia almeno pari. Quando questa situazione si verifica, il contribuente è definito “congruo”.
Per i contribuenti che hanno un volume di incassi annuale inferiore a quello potenziale, è sempre aperta la strada dell”‘adeguamento”, cioè aggiungere nella dichiarazione annuale dei redditi la differenza fra l’incasso effettivo e quanto calcolato dallo “studio”. E’ chiaro che in tal modo si pagano più tasse, ma è proprio questo lo scopo ultimo degli “studi”, in base all’assunzione che se un contribuente incassa meno di quanto dice lo “studio” è in odore di evasione.
La qualità e correttezza del rapporto fra contribuente e Fisco allora, riposa sulla capacità dello “studio” di fare bene il suo lavoro, cioè riuscire a cogliere precisamente le singole situazioni, tenendo conto di tanti particolari, al fine di stabilire con attendibilità il volume di incasso che si dovrebbe dichiarare. Con VK21U questo risultato sembra più vicino, perchè la metodologia, molto diversa da quella di UK21U, rappresenta meglio che in passato le modalità di esercizio della professione e tiene in debito conto gli elementi individuali e territoriali dell’attività che prende in esame.
A mio parere, questo VK21U rappresenta uno strumento ben costruito, al quale la parola “evoluzione” ben si attaglia. La lettura delle 40 pagine della “Nota” (erano 26 quelle dell’analogo documento di UK21U), evidenzia infatti: a) la fine di un’impostazione dei calcoli per la congruità applicata dal 2000 e, b) una ben diversa “fotografia” dei dentisti italiani mostrata dagli attuali cluster.
In prima sintesi, le novità più rilevanti sono:
a) per il Fisco, dal 2009 il dentista può (o deve?) lavorare più ore. Infatti, dal massimo di 1800 ore usato da UK21U (peraltro in due soli calcoli), si passa alle 2400 dello studio di settore attuale (che lo impiega in ben sette calcoli e pure “pesanti”). Ciò potrebbe portare ad una maggiore difficoltà nel rispetto di alcuni valori minimi e a maggiori compensi da dichiarare;
b) di tre indici di “normalità” messi a punto quest’anno dal Fisco per “stringere” le varie categorie professionali, che se non rispettati porteranno ad un aumento del compenso da dichiarare, e che sembrano, a una prima analisi, abbastanza “cattivi”, i dentisti sono chiamati a rispettarli tutti, come capita agli altri medici ma diversamente da notai e ingegneri, che ne devono rispettare solo uno, e da avvocati, architetti e commercialisti che ne sono esonerati;
c) viene concesso uno “sconto” sul compenso da dichiarare dovuto alle spese per corsi ECM, ma solamente per il 45% circa dei dentisti e non si capisce il motivo di questa discriminazione;
d) dopo anni di onorato servizio, sparisce del tutto lo “sconto” dovuto all’acquisto di materiali per disinfezione e monouso, il “vecchio” D41, che era molto conveniente;
e) sono aboliti gli “sconti” per i dentisti con più lunga età professionale, ma ora sono previsti per i professionisti con meno di otto anni di attività. Qui per fortuna si va a sistemare una stranezza di UK21U, per cui tutti i dentisti fino a 22 anni di età professionale subivano un aumento della richiesta del Fisco.
f) compare un nuovo correttivo, che può essere a favore o contro in base al comune in cui si esercita, dovuto al peso di una variabile che si chiama “reddito disponibile per abitante”, ahimè calcolata su dati del 2003, quindi in periodo ampiamente pre-crisi.
Fra le novità, o forse fra le attese deluse, va anche menzionata l’assenza di riferimenti alle tariffe mediamente praticate, cosa che invece da anni è presente negli studi di settore di altri professionisti (vedere avvocati, architetti e ingegneri), e alla pratica di tariffe agevolate in base ad accordi per l’odontoiatria “sociale” (i nuovi “righi” D56 e D57 – vedi post precedente su questo blog – sono perciò mere informazioni statistiche).
In prossimi articoli darò ulteriori indicazioni e proporrò delle simulazioni numeriche per vedere se questo nuovo VK21U è più o meno conveniente rispetto al vecchio “studio”.
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Filed under: Fisco | Tagged: Modello Unico, Riforma fiscale, Studio di settore dentisti, VK21U | 9 Comments »