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Tramite alcune società finanziarie si può concedere ai pazienti di pagare a rate le cure ricevute o da ricevere. In particolare, ci sono prodotti creditizi che non richiedono istruttoria, che il dentista può gestire direttamente in studio da un terminale POS senza particolari formalità e in modo immediato. Un utente del forum domandava quindi se tali prodotti convenivano, se qualcuno aveva esperienza sugli stessi, insomma, se “funzionavano”.
E’ bene sapere, di base, che questi prodotti finanziari proposti direttamente dal venditore, lo studio, al cliente, non “nascono” per finanziare l’acquisto di servizi, ma di beni di consumo durevoli, quali autovetture o elettrodomestici. Averli estesi anche al settore dei servizi, a mio avviso, ha introdotto modalità di relazione fra il professionista e la clientela che non sempre sono adatte alla situazione. Ma ormai vediamo anche le principali associazioni di categoria che offrono tali prodotti ai loro associati, perciò inutile sollevare questioni del genere. Un cenno va fatto anche ai sempre più numerosi casi di studi, o meglio “strutture”, i cui titolari si eclissano lasciando i malcapitati clienti senza le cure ma con il debito da rimborsare.
Vi sono però anche dei danni potenziali per lo studio, da considerare. Infatti, se non si ha una “mano” amministrativa più che ferma, incassare prima ciò che ancora non ha avuto un costo può portare ad atteggiamenti disinvolti rispetto al denaro in cassa, trovandosi magari molto a mal partito se, per un qualsiasi motivo, questo flusso anticipato si interrompesse o solo riducesse. Infatti, ci si troverà così a lavorare sostenendo costi avendo magari già speso i denari che sarebbero serviti per coprirli.
Per non parlare di aspetti fiscali in caso di tassazione “per cassa”, i quali postulano, sempre a mio avviso, di trattare con molta circospezione ogni tipo di incasso anticipato, visto che l’assenza di spese sostenute può far schizzare in alto l’imponibile, specie se le cure sono lunghe.
Oltretutto, si svolge un lavoro di intermediazione, ma anche burocratico, non pagato per le finanziarie, anzi, perfino le si paga nel caso del “tasso zero”! Per me, è assurdo visto l’effetto di depressione del margine che questo comporta.
Distinguere i prodotti che si offrono
Il dentista ha a oggi disposizione due diversi prodotti finanziari da offrire ai suoi pazienti: una si chiama “finanziamento”, ed è il classico credito al consumo, l’altra è la “cessione del credito” e rappresenta una relativa novità.
Per quanto si leggerà oltre, è importante che il dentista sappia esattamente, rispetto ai prodotti finanziari che eventualmente proponesse ai suoi pazienti, se si tratta dell’un tipo o dell’altro. Naturalmente, nulla vieta di averne di entrambi i tipi. Non sempre però tale differenza risulta dal materiale pubblicitario delle società che li propongono, meglio quindi fare la domanda alle persone di questa che ve li presenteranno. In ogni caso, ecco le differenze fra i due tipi di credito al consumo:
1) il finanziamento è quello che si fa prima di cominciare la cura, la cessione del credito invece si fa (solo) a cure eseguite;
2) per il finanziamento alla finanziaria si manda un preventivo, con la cessione la fattura per cure già fatte (a prova dell’esistenza del credito);
3) con il finanziamento, quando la finanziaria manda i soldi si fa una fattura intestata al cliente, invece che alla finanziaria come si dovrebbe, in virtu del fatto che il cliente ha delegato la finanziaria a pagare, in suo nome e conto, il dentista; per il dentista l’incasso è compenso professionale ed è considerato per lo studio di settore, il paziente porta in detrazione l’importo che risulta in fattura tutto nell’anno, anche se paga a rate;
4) con la cessione invece, l’incasso non è più un compenso professionale, si veda il successivo paragrafo. Al paziente facciamo comunque detrarre la spesa che risulta dalla fattura tutta nell’anno.
Una questione che ritengo parecchio importante, di tipo fiscale, che ho posto nel forum, è la seguente. Gli incassi ottenuti con i prodotti basati sulla “cessione del credito”, non sono più incassi dovuti alla professione ma, in base al secondo comma dell’articolo 6 del TUIR, “proventi conseguiti in sostituzione di redditi”. La conseguenza è che in dichiarazione dei redditi vanno messi nel rigo RE3 e non in RE2, e allora, almeno fino alla dichiarazione del 2025, questi incassi non sono conteggiati nel calcolo dell’ISA, con possibili problemi nel punteggio.
Infine, non ci si dimentichi di chiedere al momento della stipula della convenzione con la società finanziaria, di chiedere cosa succede qualora il paziente finanziato non pagasse le rate: le chiederanno al dentista o si assumeranno loro il rischio dell’insolvenza?
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