Il dentista e la burocrazia

Il dentista e la burocrazia. Considerazioni agostane

Circola da tempo, mi verrebbe da dire “ancora”, l’idea che un auspicabile obiettivo, una condizione ideale, sarebbe quella, per un dentista titolare, di “fare solo il dentista”.

La cosa, credo, significa che chi auspica ciò non vuole saperne di contabilità, di comunicazione, di gestione del personale, di normative. Vuole, appunto, fare “solo il dentista”. Per un titolare, l’idea è nella stragrande parte dei casi del tutto velleitaria, impossibile da realizzare, tranne pochissimi casi.

Ma cosa voglio dire, oggi? L’idea di questa esternazione mi è venuta questa mattina, mentre passeggiavo per un famoso borgo della provincia di Padova, Cittadella, un luogo bellissimo, curatissimo, civilissimo e lussosissimo. Vedo una agenzia immobiliare, la quale inalbera un “brand” nazionale. Mi viene in mente poi che nella città di Padova, ultimamente, hanno aperto negozi di panini, caffetterie, per non dire dell’abbigliamento, tutte associate a marchi non solo nazionali, ma multinazionali (per fare un panino!). Spesso è il franchising, Dove voglio arrivare?

Chi oggi ha voglia di mettersi in proprio, cerca se può la copertura del brand, dice: da solo non ce la posso fare, io so vendere immobili, ma non so costruire la modulistica necessaria per gestire le trattative, nulla so di pubblicità, nemmeno voglio pensare a come arredare il negozio. Se mi danno un programma per gestire il tutto, è l’ideale.

Insomma, il mio ragionamento è stato: non è solo il dentista che ha il desiderio di “fare solo il suo mestiere”, ma tantissima gente che lavora in proprio.

Si dice della burocrazia, delle normative astruse e del tempo che ci si deve dedicare anziche produrre. Vero. Ma ho pensato: è la burocrazia che crea difficoltà, o sono le persone che sono meno capaci di un tempo? Un titolare “ben formato” dovrebbe, almeno in teoria, essere in grado di gestire le cose, quantomeno di conoscerle, e non superficialmente, al fine di farle fare agli altri ma non “alla cieca”, cosa pericolosissima. Ho pensato che di “ben formati” ce ne siano pochi, o meno di un tempo. Fallimento della scuola? Anche, e in buona parte. Fallimento dell’educazione familiare, possibile.

Ma poi, tornando ai miei clienti odontoiatri, il ragionamento è stato: il punto è che oggi, per fare il dentista, le cose da conoscere, dico dell’odontoiatria, sono molte di più di un tempo. E’ un problema quindi di “ampiezza dello scibile”, da tempo mi dico: i dentisti che frequentavo negli anni 80 e 90, in molti casi sapevano davvero tutto ciò che si poteva sapere del loro lavoro. In pratica, una vita bastava per acquisire tutto lo scibile. Oggi no, la completa conoscenza di una materia, di una disciplina, in vari campi, non si può più acquisire in una sola vita. Ecco il motivo della condivisione del lavoro con i colleghi, l’unione degli scibili individuali, per forza parziali, a farne uno più grande e completo.

Conclusione: non è la burocrazia, la contabilità, la concorrenza, la crisi economica da affrontare che assorbe il tempo del dentista, ma l’aumentata dimensione delle cose che è tenuto, oggi, a sapere per operare in modo corretto nel suo lavoro, che ovviamente assorbe una quantità di tempo e di energie superiore a un tempo

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