
Ansia, incertezza e stress: le “paure” del professionista odontoiatrico
Come riconoscerle e quali strategie adottare
Introduzione
La professione odontoiatrica si trova oggi a fare i conti con un contesto in rapidissima evoluzione: da un lato, la concorrenza sempre più agguerrita – reale o percepita – e dall’altro, la crescente pressione economica e organizzativa. Moltissimi professionisti sperimentano così forme di “disconferma” rispetto alle attese che avevano maturato nel corso della loro formazione o nei primi anni di attività. In altre parole, si scontra l’idea di ottenere risultati economici o personali all’altezza degli sforzi compiuti con una realtà che, per vari motivi, può restituire risultati inferiori alle aspettative.
Le conseguenze di questa discrepanza tra “ciò che ci si aspettava” e “ciò che invece succede” sono spesso l’ansia e lo stress, che si manifestano in mille modi: dalle preoccupazioni legate alla stabilità finanziaria dello studio, al timore di perdere pazienti o di non essere all’altezza di un mercato sempre più competitivo. In questo articolo vedremo come si generano tali paure e quali strategie possono aiutare a gestirle e, possibilmente, a trasformarle in motore di cambiamento positivo.
1. L’origine delle paure: fattori interni ed esterni
Le “paure” dei professionisti odontoiatrici non nascono mai da un’unica causa. Piuttosto, sono l’effetto di una combinazione di fattori che possono essere sia di natura esterna (il contesto di mercato, la comparsa di nuovi competitor, regole e normative che cambiano) sia di natura interna (le proprie convinzioni, il rapporto con il lavoro, le abitudini acquisite nel tempo).
- Pressioni economiche
Uno dei fronti caldi riguarda la gestione dei costi di uno studio dentistico. Tra affitto, attrezzature, rinnovo tecnologico, stipendi del personale e oneri fiscali, il professionista può sentirsi schiacciato dalla necessità di garantire un certo livello di liquidità ogni mese. Se i pazienti diminuiscono o se i tempi di pagamento si allungano, l’ansia sale. - Competizione “percepita”
La paura di restare “tagliati fuori” da un mercato che cambia repentinamente è spesso più forte della competizione reale. Basta sentir parlare di grandi catene, convenzioni aggressive o perfino di nuovi “colossi” che offrono cure a basso costo per innestare dubbi sulla sostenibilità del proprio studio. - Aspettative personali
Nella maggior parte dei casi, l’odontoiatra investe molti anni nello studio e spesso coltiva, nel frattempo, l’idea di un successo economico e sociale “garantito”. Quando la realtà si dimostra più complessa, queste aspirazioni possono essere messe in crisi, generando una sensazione di frustrazione difficile da gestire.
2. Quando l’ansia prende il sopravvento
Lo stress e l’ansia non sono, di per sé, fenomeni negativi: in dosi moderate, possono rappresentare una spinta a migliorare o a cercare nuove soluzioni. Il problema nasce quando il livello di ansia diventa talmente alto da inibire l’azione e portare a una condizione di stallo.
- Difficoltà decisionale
Il professionista potrebbe essere assalito da pensieri del tipo: “Se modifico l’organizzazione interna, rischio di scontentare i collaboratori?”, “Se cambio fornitore di materiali, perderò i pazienti abituali?”, “Se alzo o abbasso i prezzi, quali conseguenze avrò?”. La paura di sbagliare si traduce in blocco decisionale o nel rimandare indefinitamente le scelte strategiche. - Stress e burnout
Aumentano le ore di lavoro e diminuisce la serenità: si fatica a staccare la mente dagli impegni professionali, si dorme male, si entra in conflitto con i collaboratori o con i familiari. Può persino insorgere un sentimento di “solitudine professionale”, per cui si fatica a condividere i timori con altri colleghi.
3. Strategie di adattamento e cambiamento
Se i timori e le incertezze scaturiscono anche dall’incontro-scontro con un contesto che non rispecchia più le nostre aspettative, occorre interrogarsi su come adattarsi in modo efficace. Non significa “rassegnarsi” alle difficoltà, bensì imparare a leggerle come segnali di un cambiamento necessario.
- Autovalutazione delle proprie convinzioni
A volte, l’immagine che abbiamo di noi stessi e del nostro lavoro potrebbe essere datata: “Ho sempre fatto così, quindi continuerò a farlo”. Ma il mercato, i pazienti e le nuove generazioni di collaboratori cambiano; rimanere ancorati a schemi rigidi aumenta l’ansia. Fermarsi a riflettere sulle proprie convinzioni e verificare quanto siano adeguate all’oggi è un passaggio fondamentale. - Formazione continua e specializzazione
Non solo in campo clinico, ma anche in ambito gestionale e comunicativo. Frequentare corsi, seminari e workshop sul management dello studio, sul marketing sanitario, sulla gestione del personale o sulla tecnologia digitale può fornire strumenti concreti per affrontare con maggiore consapevolezza le sfide del presente. - Lavorare su se stessi e sul team
Spesso sottovalutato, il benessere personale del professionista influenza quello di tutto lo staff. Imparare a delegare alcune mansioni, coinvolgere i collaboratori nelle decisioni, promuovere un clima di scambio e fiducia riduce notevolmente i livelli di stress. Al tempo stesso, un team formato e motivato trasmette maggiore serenità al paziente e consente di affrontare i momenti di difficoltà con più solidità. - Pianificazione economica realistica
Pianificare con cura investimenti, costi e possibili scenari di entrate riduce la percezione di incertezza. Avere un consulente di fiducia che aiuti nell’analisi finanziaria può diventare un alleato prezioso: conoscere con precisione le proprie esigenze e i propri limiti economici evita di farsi prendere dal panico quando arrivano imprevisti.
4. Conclusioni: un’opportunità per crescere
Le paure e l’ansia, quindi, non rappresentano solo un ostacolo, ma possono costituire un sintomo di cambiamento in atto. La chiave è imparare a riconoscerle, accettarle come parte integrante della professione e utilizzare tale energia in modo costruttivo. Se il nostro modo di lavorare e di pensare non è più adeguato ai nuovi scenari, allora è inevitabile intraprendere un’evoluzione.
Sapersi adattare con intelligenza non significa rinunciare ai propri valori o alla propria identità professionale. Anzi, può voler dire riscoprire il senso profondo del proprio lavoro: mettere al centro la relazione con il paziente, la qualità del servizio, l’aggiornamento continuo e la costruzione di un ambiente di lavoro sereno e motivato.
In questa prospettiva, le paure che accompagnano il professionista odontoiatrico diventano la scintilla per una trasformazione positiva: un’occasione di riflessione su dove si vuole andare e su quali siano gli strumenti più adatti per affrontare un presente incerto, ma ricco di possibilità.
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